32 anni fa la strage di via D’Amelio. Mattarella: «Giorno di memoria e impegno»

57 giorni dopo l’attentato di Capaci, quello costato la vita a Paolo Borsellino e alla sua scorta. Il capo dello Stato: «Ora il testimone è nelle mani di ciascuno di noi». Il ricordo dei rappresentanti delle istituzioni

32 anni fa a Palermo, in via D’Amelio, all’altezza del civico numero 19, la mafia uccideva il giudice Paolo Borsellino insieme alla sua scorta. 57 giorni dopo l’attentato di Capaci, in cui morirono il magistrato antimafia Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, anche lei magistrato, e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. «L’anniversario della morte di Paolo Borsellino, e con lui di Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina, è un giorno di memoria e di impegno per la Repubblica», dichiara ricordando l’anniversario il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Nelle parole del capo dello Stato, «la tremenda strage di via D’Amelio ha costituito l’apice della strategia terroristica condotta dalla mafia. Con atti spietati di guerra, si voleva piegare lo Stato e sottomettere la società. Le istituzioni e i cittadini lo hanno impedito. Gli assassini a capo dell’organizzazione criminale sono stati assicurati alla giustizia, il sacrificio di chi ha difeso la legalità e la libertà è divenuto simbolo di probità e di riscatto. Ora il testimone è nelle mani di ciascuno di noi».

Il «primo pensiero» di Mattarella, in questa giornata, «è rivolto ai familiari dei caduti, al loro infinito dolore, alla dignità con cui, a fronte della disumana violenza mafiosa, hanno saputo trasmettere il senso del bene comune e hanno sostenuto la ricerca di una piena verità sulle circostanze e i mandanti dell’attentato». Una ricerca che «è stata ostacolata da depistaggi – denuncia -. Il cammino della giustizia ha subito tempi lunghi e questo rappresenta una ferita per la comunità. Il bisogno di verità è insopprimibile in una democrazia e dare ad esso una risposta positiva resta un dovere irrinunciabile».

Nell’analisi del presidente della Repubblica, «Paolo Borsellino, e con lui Giovanni Falcone, hanno inferto con il loro lavoro colpi decisivi alla mafia. Ne hanno disvelato trame e dimostrato debolezze, lasciando un’eredità preziosa, non soltanto per indagini e processi. Hanno insegnato che la mafia si batte anche nella scuola, nella cultura, nella coerenza dei comportamenti, nel rigore delle Istituzioni, nella vita sociale – l’omaggio -. Questi insegnamenti continuano a segnare il dovere della Repubblica».

Dell’eredità di Borsellino, «bene prezioso che abbiamo il dovere di onorare e tramandare», scrive sui social anche il presidente del Senato della Repubblica Ignazio La Russa. «Oggi, 19 luglio, con le nostre emozioni e la nostra memoria, siamo tutti in via D’Amelio – sottolinea -. Ricorre il trentaduesimo anniversario della scomparsa di Paolo Borsellino, un valoroso italiano che ha affrontato con fermezza la criminalità organizzata, dedicando la sua vita al servizio della collettività. Il suo esempio è presente in ognuno di noi e continua a essere un faro per chi crede nella giustizia e nella legalità». Dalla seconda carica dello Stato, l’omaggio al magistrato ucciso ma anche gli uomini e all’unica donna della scorta, che morirono con lui. «Rivolgiamo un commosso pensiero a loro e a tutti coloro che, ispirati dal loro sacrificio, servono la nazione con dedizione, difendendo i valori fondamentali di libertà e sicurezza», conclude.

Gratitudine anche nelle parole del presidente della Camera dei deputati Lorenzo Fontana. «A 32 anni di distanza le immagini, la memoria, le testimonianze della strage di via D’Amelio continuano a scuotere le coscienze. Sempre ricorderemo – afferma – il merito storico di Paolo Borsellino, magistrato che, con Giovanni Falcone, ha onorato il Paese col proprio coraggio e con la ferrea determinazione nella lotta alla mafia, fino all’estremo sacrificio». E il ricordo si estende, naturalmente, anche agli agenti della scorta, «che morirono nel servizio alle istituzioni». Per Fontana, «Borsellino e Falcone hanno dimostrato che la criminalità organizzata non è invincibile e hanno creato nuovi metodi investigativi per perseguirla, lasciando un’eredità indelebile. Il loro esempio è un faro per il presente e per il futuro».

Affidato ai social anche il ricordo della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. «Il governo italiano – assicura – è fortemente impegnato nel contrasto alla criminalità organizzata. Per noi la lotta alla mafia è una priorità assoluta, e non smetteremo mai di combattere per una società libera dalla paura e dall’oppressione mafiosa». Ricordando quindi «con rispetto e commozione» il giudice Borsellino e gli agenti della sua scorta, la premier ribadisce che «il loro coraggio e il loro impegno per la giustizia e la legalità rimangono un faro di speranza e determinazione per tutti noi. È nostro dovere – prosegue – onorare la loro memoria continuando a combattere ogni forma di criminalità e difendere i valori di giustizia e libertà per i quali hanno dato la vita». E ancora: «La loro eredità ci spinge a rinnovare il nostro impegno nella costruzione di una società più giusta e sicura. L’Italia non dimentica».

19 luglio 2024