30° via D’Amelio, Draghi: «Borsellino, eroe della Repubblica»

Il premier in occasione dell’anniversario: «Continuare nella ricerca della verità». L’omaggio della presidente del senato Casellati e dei ministri Lamorgese (Interno) e Cartabia (Giustizia)

«Un eroe della Repubblica». Il presidente del Consiglio Mario Draghi ricorda così il giudice Paolo Borsellino, a 30 anni dalla strage che lo ha ucciso insieme agli uomini della sua scorta, il 19 luglio 1992 in via D’Amelio, a Palermo, 57 giorni dopo l’attentato in cui persero la vita, a Capaci, il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo, anche lei magistrato, e, anche in questo caso, gli agenti di scorta. «Insieme a Giovanni Falcone ha inferto colpi durissimi ai vertici di Cosa Nostra e posto le basi per un nuovo modo, moderno ed efficace, di combattere la mafia», è l’omaggio del premier, secondo cui nemmeno l’uccisione di Falcone poche decine di giorni prima aveva scalfito «la determinazione di Borsellino nel portare avanti le indagini su Cosa Nostra. La sua morte – prosegue – rimane una macchia sulla nostra storia e sulle nostre istituzioni che non seppero proteggerlo». Oggi, aggiunge, «nel celebrare il lavoro di Borsellino, il suo coraggio, il suo senso del dovere e dello Stato, dobbiamo continuare nella ricerca della verità sullo stragismo mafioso e intensificare il nostro impegno contro le mafie». Per Draghi, «è il modo migliore per commemorare chi ha perso la vita al servizio dell’Italia, per mostrare concreta vicinanza ai loro cari». A quelli di Borsellino così come a quelli degli agenti della scorta Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina ed Emanuela Loi.

Per la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, «30 anni  fa a via D’Amelio l’Italia perdeva uno dei suoi servitori più fedeli, simbolo d’integrità morale, coraggio e impegno civile». Il giudice Paolo Borsellino, rileva, «ha rivoluzionato la lotta alla mafia, ne ha decifrato le trame più oscure e ci ha indicato la via per sconfiggerla: un “movimento culturale” che coinvolga l’intero Paese, a partire da scuole e famiglie». E oggi, il suo monito sulle ingerenze della mafia nell’economia legale «è più attuale che mai – prosegue la seconda carica dello Stato -: la crisi ha messo a dura prova le imprese e lo Stato non deve permettere che chi è in difficoltà finisca nelle mani dei clan». Quindi, l’espressione della vicinanza ai familiari di Borsellino e degli agenti della sua scorta: «Finché la verità su quel tragico 19 luglio non sarà accertata, la memoria dei loro cari non potrà dirsi onorata».

Dal Viminale arrivano anche le parole del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, a sottolineare «la tenacia e la passione civile di Paolo Borsellino, come del giudice Giovanni Falcone e di tutti gli uomini delle istituzioni che hanno perso la vita nell’adempimento del loro servizio alla comunità». Tenacia e passione che «si sono concretizzate in azioni quotidiane a difesa dei valori fondanti della nostra democrazia. Il loro sacrificio ha lasciato alle giovani generazioni un patrimonio prezioso che testimonia come l’affermazione della legalità sia condizione ineludibile per la costruzione di una società giusta», sottolinea Lamorgese, secondo cui «trent’anni possono costituire un lasso di tempo sufficientemente lungo per lasciare che ricordo e memoria assumano contorni meno nitidi, eppure è proprio sulla scia dell’esempio di questi uomini che deve continuare a consolidarsi la consapevolezza che ciascuno di noi è chiamato a fare la propria parte per un futuro migliore, in cui giustizia, dignità e tensione morale trovino un adeguato riconoscimento».

La titolare del Viminale riconosce, ancora, che «dal 1992 a oggi, sulla spinta di un nuovo slancio civile delle coscienze innescato proprio da quelle stragi, la legislazione antimafia ha messo in campo nuovi e più efficaci strumenti nel solco dell’esperienza e delle intuizioni investigative dei giudici Falcone e Borsellino, come la Procura nazionale antimafia e la Direzione nazionale antimafia». Un modello di prevenzione e contrasto «apprezzato e seguito in tutto il mondo e, ora che stiamo affrontando una stagione di ingenti investimenti pubblici, rappresenta ancor di più uno strumento irrinunciabile per assicurare che i flussi finanziari legati al Pnrr vengano schermati dalle ingerenze e dai condizionamenti criminali». Da ultimo, il pensiero del ministro, «con profonda commozione e gratitudine», è per « tutte le vittime della violenza della criminalità organizzata» e per le loro famiglie, «rinnovando l’impegno delle istituzioni nella quotidiana azione a favore del bene comune».

Anche il ministro della Giustizia Marta Cartabia inell’anniversario della strage di via D’Amelio esprime l’auspicio che «la memoria dei caduti diventi nuova spinta a fare luce sugli aspetti tuttora oscuri di quella drammatica stagione», richiamando la necessità di «consegnare ai familiari delle vittime e all’intero Paese una verità piena su una delle più dolenti ferite della nostra storia. Lo dobbiamo – aggiunge – a Paolo Borsellino che, pur consapevole dei gravi rischi che correva soprattutto dopo l’attentato a Giovanni Falcone, continuò con ancora più determinazione a portare avanti il suo altissimo servizio». Nelle parole della Guardasigilli, «proprio la testimonianza umana e professionale dei due magistrati, divenuti punto di riferimento per le successive generazioni di colleghi e di cittadini, ha reso la lotta alla mafia sempre più quel “movimento culturale e morale” auspicato da Borsellino». Quindi, l’omaggio: «La statura di Paolo Borsellino risiede anche nella sua capacità di cercare sempre l’uomo in qualunque persona: EL’uomo con la sua coscienza, i suoi perché, i suoi erroriE, come raccontava la sorella Rita. Un insegnamento che travalica il tempo».

19 luglio 2022