30 anni di Tangentopoli: la corruzione in politica, «specchio della società»

La ricerca condotta da Demos per Libera, nell’anniversario delle prime indagini. Don Ciotti: «Basterebbe prendere sul serio gli articoli della Costituzione»

A 30 anni da Tangentopoli, la corruzione è ancora percepita dagli italiani come un fenomeno endemico e latente. Lo dimostra l’indagine condotta da Demos per Libera: «Il 78% degli intervistati ritiene che la corruzione in politica sia lo specchio della società. E per questo difficile da debellare. Dunque, l’intreccio tra politica e corruzione è fortemente radicato nelle prospettive dei cittadini». A ritenere che sia oggi meno legata alla politica rispetto al passato sono solo 10 su 100 mentre in 6 su 10 si dicono convinti che, «al pari del passato, corruzione e politica siano tra loro connesse».

La corruzione, insomma, viene percepita come un male per il bene comune. «Per il 77% degli intervistati ha inciso negativamente riducendo l’efficienza della sanità pubblica nel fronteggiare il coronavirus», ad esempio. Sono solo il 16% coloro che la ritengono diminuita rispetto al tempo di Tangentopoli mentre il 22% la ritiene ancora più diffusa. «La grande maggioranza(60%) crede che non sia cambiato nulla dal 1992».

Per il presidente nazionale di Libera don Luigi Ciotti, «oggi la corruzione ha un volto mascherato a seconda delle occasioni e delle opportunità. Nella società dell’economia senza regole, o con regole stabilite nell’interesse dei potenti, la corruzione è diventata il grimaldello del malaffare, il reato che garantisce al tempo stesso maggiori profitti e minori rischi. A 30 anni da Tangentopoli – aggiunge -, criminalità e corruzione appaiono agli occhi dei cittadini come fenomeni radicati nel tessuto del Paese perché nella società del “mercato” – sarebbe meglio dire della “mercificazione” – la complicità col male viene costruita attraverso una “normalizzazione” dello stesso». E “normalizzare” il male vuol dire «arrendersi alla sua ineluttabilità e, non potendo sconfiggerlo, accontentarsi di conviverci. Questo fa pensare alla corruzione e alle mafie come fenomeni endemici mentre non lo sono affatto – conclude don Ciotti -. Sono fenomeni che si nutrono dell’indifferenza, dell’omissione e della complicità diffuse. Basterebbe prendere sul serio gli articoli della Costituzione, assumerci le responsabilità che come cittadini ci chiede di assumere, e mafie e corruzione sparirebbero dal nostro Paese».

17 febbraio 2022