3 ottobre, Save the Children: dal 2014 «poco è cambiato»

L’organizzazione fa il punto a 11 anni dal naufragio del 2013 davanti alle coste di Lampedusa, in cui morirono 368 persone. Da allora, oltre 30.300 le vittime del mare

Oltre 30.300. In media, circa 8 al giorno. È il bilancio dei morti e dispersi nel Mediterraneo dal 2014, molti dei quali bambini, bambine e adolescenti. A fare il punto è Save the Children, alla vigilia dell’anniversario del 3 ottobre, Giornata nazionale della memoria e dell’accoglienza, in ricordo del drammatico naufragio del 3 ottobre 2013 davanti alle coste di Lampedusa, nel quale morirono 368 persone. «Undici anni dopo purtroppo poche cose sono cambiate», commentano dall’organizzazione, che anche quest’anno partecipa alle attività organizzate dal Comitato 3 ottobre a Lampedusa. «In un contesto mondiale sempre più incerto, caratterizzato da guerre, persecuzioni, violenze, povertà estrema, crisi umanitarie, chi fugge per raggiungere un futuro possibile in Europa continua a rischiare la propria vita e quella dei propri figli, in mancanza di vie legali e sicure – affermano -. E troppo spesso perde la vita in quella macabra lotteria che è la traversata di una delle rotte più letali al mondo».

In questi anni, si legge in una nota diffusa da Save the Children, «si sono susseguite le notizie di imbarcazioni affondate e di persone annegate, tra le quali troppo spesso vi erano bambini e bambine». Per scongiurare il ripetersi di tali tragedie, l’organizzazione continua a chiedere «l’apertura di canali regolari e sicuri per raggiungere l’Europa e un’assunzione di responsabilità condivisa dell’Italia, degli altri Stati membri dell’Unione europea e delle istituzioni europee affinché attivino un sistema coordinato e strutturato di ricerca e soccorso in mare per salvare le persone in pericolo, agendo nel rispetto dei principi internazionali e dando prova di quella solidarietà che è valore fondante dell’Unione europea». Se infatti da un lato manca un meccanismo coordinato di ricerca e soccorso, dall’altro «l’Ue continua ad attuare misure di contenimento volte ad arginare le partenze e l’arrivo nel proprio territorio, concludendo fra l’altro accordi controversi e poco trasparenti con i Paesi terzi, sostenuti da ingenti somme di denaro senza autentiche garanzie di rispetto dei diritti umani né meccanismi di monitoraggio».

Antonella Inverno, responsabile Ricerca, analisi e formazione di Save the Children, parla di una «mancanza di impegno nei confronti dei trattati internazionali e del sistema globale di protezione dei rifugiati e richiedenti asilo da parte delle istituzioni europee e degli Stati membri. L’approccio securitario e l’irrigidimento dei confini – afferma – non fanno che rendere le condizioni di bambini e adolescenti, e tra loro dei minori stranieri non accompagnati, più precarie e pericolose». Inverno ricorda il Patto europeo Asilo e migrazione approvato nella scorsa primavera da Parlamento e Consiglio europeo: «Un insieme di norme che minano il diritto di asilo di minori e famiglie e li mettono a rischio di detenzione, respingimenti e violenze alle frontiere. L’Unione e gli Stati membri dovrebbero ora concentrarsi sulla sua attuazione con un approccio incentrato sul rispetto dei diritti umani e dei diritti dei minori», evidenzia. Invece, «al contrario assistiamo alla stipula di accordi, come quello con l’Albania, che mettono le persone a rischio di detenzione prolungata e automatica, di mancato accesso a procedure di asilo eque e di ritardato sbarco». Le frontiere interne ed esterne dell’Unione europea insomma «sono diventate luoghi di transito pericolosi, dove violenze, soprusi e violazioni dei diritti umani sono all’ordine del giorno, così come accade sulle rotte che conducono in Europa».

Save the Children evidenzia dunque la necessità di garantire l’accesso ai diritti fondamentali e alla protezione a tutti i minori, e tra loro ai minori stranieri non accompagnati, che in quanto tali e senza distinzioni hanno diritto ad accedere a una cura e a un’assistenza adeguate, che tengano conto della loro storia, dei possibili traumi vissuti, ma anche dei loro sogni e delle loro speranze.

1° ottobre 2024