“24 ore per il Signore”: due giornate per vivere la misericordia

L’iniziativa, al terzo anno, si apre con la liturgia penitenziale presieduta da Francesco. Quindi la preghiera ininterrotta in 3 chiese dedicate. Disponibile un sussidio

L’iniziativa, al terzo anno, si apre con la liturgia penitenziale presieduta da Francesco. Quindi la preghiera ininterrotta in 3 chiese dedicate. Disponibile un sussidio

Tre chiese del centro, tre luoghi d’incontro e di ascolto della Parola, per fare esperienza personale della misericordia di Dio; due giornate all’insegna della preghiera, dell’adorazione eucaristica e della confessione. È giunta ormai al suo terzo anno «24 ore per il Signore», l’iniziativa promossa dal Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione che si svolgerà a Roma, e nella gran parte delle diocesi del mondo, alla vigilia della quarta domenica di Quaresima: venerdì 4 e sabato 5 marzo.

Lo schema non cambierà rispetto agli anni passati; tutto avrà inizio il venerdì alle 17 con la liturgia penitenziale presieduta da Papa Francesco nella basilica di San Pietro. Qui, lo stesso Pontefice sarà un «missionario della misericordia»: confesserà infatti alcuni penitenti che si accosteranno per il sacramento della riconciliazione. Poi, dalle 21, l’inizio dell’adorazione eucaristica e la possibilità di confessarsi per tutti coloro che si recheranno a Santa Maria in Trastevere, Nostra Signora del Sacro Cuore a piazza Navona e la chiesa delle Santissime Stimmate a largo di Torre Argentina. «Tre luoghi che stanno diventando ormai tradizionali per questa iniziativa – dice l’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del dicastero pontificio che oltre al Giubileo ha avuto il compito di organizzare, sin dal primo anno, le “24 ore per il Signore” -. Un appuntamento che ha avuto a Roma il suo punto d’origine e che negli anni si è esteso assumendo un carattere mondiale». Diverse le testimonianze che sono giunte da ogni parte del pianeta durante la Quaresima del 2015; monsignor Fisichella ricorda in particolare quella dalla prefettura apostolica di Ulan Bator, in Mongolia, «dove la comunità cattolica conta meno di mille persone».

Sabato 5 marzo, nelle stesse tre chiese già indicate, i sacerdoti saranno ancora a disposizione per le confessioni dalle 10 alle 16. Le due giornate si concluderanno nel santuario della Divina Misericordia, la chiesa di Santo Spirito in Sassia, dove alle 17 verranno celebrati i primi vespri. «La Quaresima è un periodo di cambiamento – aggiunge Fisichella – attraverso il quale possiamo avvicinarci all’elemento centrale della nostra fede: la gloria della risurrezione, promessa e compimento di ciò che sarà della nostra esistenza personale». Questo cambiamento è possibile se ci si pone «in ascolto della Parola di Dio, se con l’Apostolo Paolo possiamo ripetere: “Lasciatevi riconciliare con il Padre”».

Quest’anno, continua l’arcivescovo, «il Giubileo della misericordia dà un senso ancora più particolare alle “24 ore per il Signore”; quello di richiamarci all’ascolto dell’imperativo che Gesù stesso ci ha dato: essere misericordiosi come il Padre». Anche per questa edizione è stato preparato un sussidio che aiuterà i parroci e i fedeli – anche le parrocchie romane si sono attivate per l’iniziativa – a celebrare i due giorni dedicati alla riconciliazione: «Si tratta di uno strumento che offre spunti di riflessione e indica la via per porsi in ascolto dell’altro; approfondisce il significato del sacramento della confessione e stimola il confronto su alcune proposte di lectio divina offerte alle parrocchie, ai gruppi, alle associazioni, per vivere queste giornate come un genuino momento di preghiera».

L’anno scorso l’esperienza nelle chiese del centro è stata molto soddisfacente, diversi giovani «hanno scelto di vivere un fine settimana diverso – ricorda monsignor Fisichella -, all’insegna del silenzio, dell’adorazione e dell’incontro con il Signore. Sono fiducioso che la cosa si ripeterà anche quest’anno». Un’ultima puntualizzazione: «La misericordia non si riduce al sacramento della riconciliazione – conclude l’arcivescovo -; essa ha un orizzonte molto più ampio, che impegna ognuno di noi a diventare strumento di misericordia per il prossimo».

2 marzo 2016