“2:22”, la sorpresa del passato che ritorna e tormenta

Nelle sale la pellicola di Paul Currie: thriller romantico, dalla regia agile e dinamica, che parte dal “vero” per sconfinare nei territori del paranormale

Nelle sale la pellicola di Paul Currie: thriller romantico, dalla regia agile e dinamica, che parte dal “vero” per sconfinare nei territori del paranormale

In fin dei conti è un soggetto che possiamo definire “classico” nel senso che ripercorre strade già battute, ripropone situazioni già vissute ma con l’ansia di volerne uscire e tornare a respirare aria nuova. La premessa, che dà l’idea del rompicapo narrativo, è alla base di 2:22. Il destino è già scritto, un thriller che si muove tra fantasy e scienza, uscito nelle sale il 29 giugno. Si tratta di una produzione australiana, un film che affronta una storia tipica di certa suspence anglosassone, che parte dal “vero” e sconfina subito nei territori del paranormale.

Controllore del traffico aereo a New York City, il giovane Dylan Branson subisce una improvvisa quanto inaspettata deviazione permanente quando si accorge che uno schema fisso di eventi comincia a ripetersi intorno a lui ogni giorno alle 2.22 alla stazione dei treni. «Quando ho letto il copione scritto da Todd Stein – dice Paul Currie, regista australiano di nascita ma residente negli Stati Uniti – ho pensato che si trattasse di uno script oscuro ma con un’idea, sul concetto del tempo e sull’amore nel tempo, in realtà molto più ampia: un thriller romantico dalle notevoli possibilità». In effetti, quello della cavalcata attraverso vari tipi di spazio è un percorso quanto mai accidentato e con molte frecce al proprio arco.

Dylan conosce Sarah, che lavora in una galleria d’arte; i due si innamorano ma ben presto un ostacolo di natura inspiegabile si frappone tra loro, all’inizio con una certezza che comincia a sbandare, che prosegue con un incredulo confronto con un avversario ignoto, infine fa inciampare la ragione contro il muro dell’inspiegabile. Alla fine i protagonisti sembrano perdere la logica della consequenzialità e  ogni ipotesi di capacità cognitiva. «È la storia – aggiunge Currie – di un ragazzo che ha un dono particolare, che potrebbe essere considerato geniale o folle. Un dono che comporta un segreto pericoloso. Il film parla anche della paura dell’amore. E del passato che può segretamente tornare per tormentare tutti noi. È la storia di un ragazzo che cerca di proteggere la sua donna a tutti i costi, contro il tempo stesso. Questo tempo che è contemporaneamente alleato e nemico di Dylan».

Qui il racconto spinge sull’acceleratore di una incredulità che rasenta la follia. Fino a un finale che riannoda le fila del percorso e rimette in linea il succedersi dei fatti. E anche Dylan e Sarah ricevono la giusta ricompensa con un epilogo che è opportuno non rivelare. In sostanza si tratta di un film di genere, appunto “thriller romantico”, che tiene in sospeso con buona tensione e si fa seguire con attenzione. L’idea dei piani temporali che si ripetono, come detto, ha avuto al cinema altri importanti precedenti e qui viene replicata con una regia agile e dinamica ben sostenuta dalle interpretazioni nei ruoli principali di Michiel Huisman (Dylan) e Teresa Palmer, vista di recente nel drammatico La battaglia di Hudson Haws, diretto da Mel Gibson. Film certo da rivolgere a chi ama lasciarsi andare a storie che inseguono gli sbandamenti della logica e rompicapi come i rebus di una rivista di enigmistica in una località di vacanza.

3 luglio 2017