2 giugno: 25 giovani del Servizio civile alla parata dei Fori Imperiali

Alla sfilata per la festa della Repubblica una presenza variegata nelle esperienze e nelle origini. Joy Jessica Di Paola è la portabandiera: «Sono nera e siciliana e felicissima di essere qui oggi»

Dal 2003 alla parata dei Fori Imperiali per la festa della Repubblica del 2 giugno partecipa stabilmente anche una delegazione dei giovani volontari in Servizio civile. Circa 25 quelli presenti ieri, 2 giugno, provenienti soprattutto da Roma. Una presenza variegata non solo nelle esperienze ma anche nelle origini, a conferma di un servizio civile sempre più “universale”. Joy Jessica Di Paola, in servizio presso il Museo della Repubblica e della Memoria Garibaldina con Roma Capitale, è stata la portabandiera del Servizio civile universale (Scu) e ribadisce subito: «Sono nera e siciliana e felicissima di essere qui oggi. Penso infatti che sia importante ricordare che l’essere italiani non è qualcosa che ci può dare una carta di identità, lo siamo a prescindere. Per questo ci tengo a portare lo stendardo del servizio civile e a rappresentare tutti i miei colleghi, a partire da quelli che non hanno la fortuna di avere una carta di identità ma che si sentono comunque italiani».

Per Joy Jessica non c’è contraddizione a partecipare a una sfilata in cui la presenza di forze militari ed armate è così rilevante. «Non possiamo vivere di sogni, sappiamo che ogni Stato ha una sua forza armata e sarà sempre così, però è altrettanto importante la presenza di noi giovani in servizio civile,  perché ricorda che sì, le armi ci sono, ma che non per forza si devono utilizzare. Noi siamo giovani che hanno scelto di fare un servizio non armato dello Stato, per ricordare che si può fare qualcosa di importante senza dover obbligatoriamente impugnare un’arma».

Flavia Rizza, anche lei in servizio presso Roma Capitale, ha aderito con entusiasmo all’iniziativa, vissuta, dice, «come un’occasione di conoscenza e confronto con altri colleghi». Come loro ha svolto quasi due settimana di esercitazione suddivise fra prove in caserma e all’aeroporto militare di Guidonia. Anche per lei la presenza di un contingente di volontari in servizio civile alla sfilata è importante «perché è l’occasione in cui noi italiani festeggiamo il passaggio con il referendum a uno Stato più libero. Può sembrare una contrapposizione che oggi ci siano tutte le forze armate e anche noi del Scu ma a modo nostro anche noi abbiamo dedicato un anno a servizio della comunità». Le fa eco in questo senso il collega Sergio Viscuso: «È importante per noi essere qui: per essere protagonisti di questa festa e farci vedere dai vertici delle istituzioni, anche se non nascondo che marciare è faticoso».

Pure Lia Dias Fin, che presta servizio civile presso il Banco Alimentare di Roma, vive questa partecipazione come un «evento unico, ma perché sono extra comunitaria, di origini brasiliane. Tuttavia partecipare a questa sfilata fa comunque parte della mia identità: sono infatti sia madrelingua portoghese che italiana. L’Italia mi ha accolto molto bene, ho fatto qui liceo e ora sto per laurearmi, mi sono integrata e l’essere qui oggi è una delle tante occasioni per esserlo ancora di più. Considero la “difesa della patria” come un servizio dove lo Stato non c’è, e non perché non vuole essere presente, ma perché non può essere ovunque e quindi sono le associazioni pubbliche e del privato sociale a permettere che un servizio arrivi a tutti – conclude la giovane volontaria – . Difendere la patria significa difendere i diritti di tutti, e che questi siano sempre rispettati a partire da quelli più attuali». (FSp)

3 giugno 2022