Condannato a 13 anni l’ex sindaco Lucano (Riace). «Processo contro l’accoglienza»

Presunti illeciti nella gestione dei migranti. Danese (Terzo settore Lazio): «Per l’ennesima volta, si prova a trasformare la solidarietà in reato»

«Una sentenza lunare e una condanna esorbitante che contrastano totalmente con le evidenze processuali»: è il commento dei legali di Domenico Lucano, l’ex sindaco di Riace condannato ieri, 30 settembre, a 13 anni e due mesi di reclusione per presunti illeciti nella gestione dei migranti. Il dispositivo di condanna prevede anche la restituzione di 500mila euro dei finanziamenti ricevuti dal Comune di Riace, all’epoca in cui Lucano ne era sindaco, dall’Unione europea e dal governo. Per i suoi legali, Giuliano Pisapia e Andrea Dacqua, non solo Mimmo Lucano non avrebbe commesso i reati contestati, ma esprimo stupore per l’entità della condanna «per un uomo che vive in povertà e che non ha avuto alcun vantaggio patrimoniale e non patrimoniale dalla sua azione di sindaco di Riace e, come è emerso nel corso del processo, si è sempre impegnato per la sua comunità e per l’accoglienza e l’integrazione di bambini, donne e uomini che sono arrivati nel nostro Paese per scappare dalle guerra, dalle torture e dalla fame. È difficile comprendere come il Tribunale di Locri non abbia preso nella giusta considerazione quanto emerso nel corso del dibattimento durato oltre due anni – aggiungono -, che aveva evidenziato una realtà dei fatti ben diversa da quella prospettata dalla pubblica accusa». La richiesta di condanna del pubblico ministero era stata di 7 anni e 11 mesi. Il Tribunale ha quindi quasi raddoppiato la condanna. «Per ora purtroppo possiamo solo sottolineare che non solo la condanna ma anche l’entità della pena inflitta a Mimmo Lucano sono totalmente incomprensibili e ingiustificate e aspettare le motivazioni della sentenza per poter immediatamente ricorrere in appello nella convinzione che i successivi gradi di giudizio modificheranno una decisione che ci lascia attoniti».

E arrivano anche i primi commenti dal mondo delle ong e associazioni. Emergency scrive, in un comunicato stampa, che «in attesa di leggere le motivazioni della sentenza, vogliamo esprimere la nostra vicinanza a Mimmo Lucano per il verdetto che lo colpisce così duramente. Abbiamo conosciuto l’esperimento di Riace e facciamo fatica a pensare che potesse essere altro che un modello di accoglienza che ha parlato al mondo di un’integrazione possibile e concreta. Aspettiamo che si concludano i tre gradi di giudizio e siamo fiduciosi che possano fare chiarezza sulla buona fede del suo operato e della sua persona». Per l’associazione Ibva di Milano, impegnata nella promozione di progetti per stranieri e famiglie in difficoltà, «la sensazione è che più che una condanna, siamo di fronte a una vendetta».

«Un processo contro l’accoglienza». Così Francesca Danese, portavoce del Forum terzo settore Lazio, commenta la condanna a Mimmo Lucano. «Nessuno ha ancora letto quella sentenza ma si può dire già che quello contro Mimmo Lucano è un processo che si sviluppa in un Paese ossessionato dalle migrazioni, che spende moltissimo nel tentativo di bloccare i migranti e fatica parecchio a trovare risorse per accoglierli. Un Paese che gioca sulla pelle di chi scappa dalla miseria e dalle guerre una partita cinica, nelle campagne elettorali e nel lavoro di governo», afferma Danese. Che continua: «Eppure il “Modello Riace” ha dimostrato a tutti noi che è possibile immaginare e praticare modelli di integrazione efficace, di accoglienza coniugata allo sviluppo del territorio. E se Mimmo ha sbagliato, probabilmente lo ha fatto perché inseguito dalle emergenze, in stato di assoluta necessità, lasciato solo dalla politica. Molti amministratori si sono trovati nelle sue condizioni, ostacolati dai loro stessi partiti oppure da trattati iniqui come quello di Dublino che nessuno ha il coraggio di modificare. Sarebbe interessante tornare a Riace e misurare le differenze tra ora e il tempo in cui governava Lucano. È l’ennesima volta che, nella civilissima Europa, c’è qualcuno che prova a trasformare la solidarietà in un reato. Così che il killer delle politiche di accoglienza non sia la volontà politica ma l’inafferrabile, e senza volto, groviglio di norme e procedure interpretate senza pietà».

Continua Danese: «Una sentenza che a molti pare assurda, 13 anni non li prende quasi mai nemmeno un omicida, e che forse sarà ribaltata in appello. Non senza aver depositato nuovi veleni nelle nostre città, nei loro quartieri più poveri. Intanto la sentenza piomba poche ore dopo la morte di uomo in un incendio divampato nell’ex Calcestruzzi Selinunte, tra Castelvetrano e Campobello di Mazara, nel trapanese. Uno dei tanti stabilimenti abbandonati diventato un campo per i braccianti stranieri impegnati nella raccolta delle “nostre” olive. Si chiamava Omar e, assieme ai suoi compagni di lavoro e sventura, chiedeva da tempo più acqua, la rimozione dell’immondizia, lavoro giusto e una casa vera. Lui ha perso la vita, gli altri, per ora, i risparmi, i documenti e i vestiti. A trattare le persone come tali, come ha provato a fare Mimmo Lucano, tutto questo non sarebbe successo – conclude Danese -. Come gesto di solidarietà verso Lucano iniziamo dal partecipare alla raccolta immediata di beni di prima necessità, sacchi a pelo, vestiti a Fontane D’oro a Campobello di Mazara».

«La condanna in primo grado dell’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano a 13 anni e 2 mesi, quasi il doppio della pena richiesta dell’accusa, è vergognosa. Una sentenza inaudita, senza equilibrio e senza giustizia. Un violento e preoccupante tentativo di intimidazione contro una persona e contro quelle amministrazioni che con più coraggio si cimentano nell’accoglienza interpretando a vantaggio dei richiedenti asilo i limiti di leggi ingiuste. Un’umanità che rischia di essere demolita da questa sentenza», si legge in una nota di Arci. «Come Arci vogliamo ribadire la nostra solidarietà e vicinanza umana e politica a Mimmo Lucano, un uomo giusto che ha sempre agito per il bene degli altri – continua l’associazione -. Siamo impegnati, insieme a tutte le realtà che considerano la solidarietà e i diritti un elemento centrale e imprescindibile per ogni democrazia, a mobilitarci nelle piazze per rendere visibile la voce di quella parte d’Italia che non si arrende alla criminalizzazione della solidarietà, dell’accoglienza e dell’umanità».

«La sentenza di condanna di primo grado arrivata oggi all’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano, ci lascia alquanto attoniti – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente -. Si tratta di una sentenza davvero assurda e inaudita. Esprimiamo a Mimmo Lucano tutta la nostra solidarietà e restiamo convinti che il modello Riace sia un esempio di accoglienza, integrazione e inclusione sociale, solidarietà e rigenerazione territoriale da difendere e che dovrebbe essere replicato. Il nostro auspicio è che questa brutta vicenda giudiziaria sia chiarita al più presto nei successivi gradi di giudizio». «Con il dovuto rispetto dovuto alle sentenze ed alla magistratura – commenta Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria – non possiamo che constatare che, anche se la responsabilità penale è personale, questo è un processo che, in qualche modo, travalica l’uomo, con i suoi eventuali errori, ed include un intero modello quello del paese Riace, un esempio di accoglienza ed integrazione dei migranti in un piccolo borgo spopolato ed in una regione devastata da logiche mafiose. Un modello che ha fatto conoscere ed apprezzare la Calabria in tutto il mondo. Speriamo che per questo modello, antitetico ai tempi bui che stiamo vivendo, ci sia speranza di rinascere e che Domenico Lucano, sorretto dalla presunzione di innocenza fino alla sentenza definitiva, avrà modo di dimostrare la sua estraneità alle accuse».

1° ottobre 2021