“100 Presepi in Vaticano”, la mostra nell’abbraccio del colonnato di piazza San Pietro

Esposizione all’aperto, in ottemperanza alle norme anti Covid, fino al 10 gennaio. Visite gratuite dalle 10 alle 20; il 25 e il 31 dicembre fino alle 17

Cambia veste l’evento dei “100 Presepi in Vaticano”, l’esposizione di rappresentazioni della natività provenienti da tutto il mondo esposte per tutto il tempo di Natale: la manifestazione, inaugurata domenica 13 dicembre, si volge quest’anno all’aperto, raccolta nell’abbraccio del colonnato di Bernini, in piazza San Pietro, fino al 10 gennaio. Le visite – gratuite – hanno inizio alle 10 per concludersi alle 20 (ultimo ingresso alle 19.45), fatta eccezione solo per i giorni del 25 e 31 dicembre, quando l’orario sarà dalle 10 alle 17 (ultimo ingresso alle 16.45).

«Soffermandosi sui vari presepi – si legge nella nota di presentazione del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, che organizza la manifestazione – tante persone potranno sentirsi toccate e cogliere il significato profondo che proviene dalla semplicità della scena descritta». Sullo fondo, «il pensiero e l’affetto per i propri familiari e amici coinvolti nella sofferenza della pandemia» ma anche «i volti di tanti medici e personale infermieristico che ogni giorno stanno vicino ai malati e danno sollievo, dei molti cappellani degli ospedali che portano conforto anche a nome di quanti non possono accedere ai reparti», degli uomini e delle donne di scienza che «non danno tregua alla loro sperimentazione» per raggiungere risultati che possano invertire finalmente la curva della pandemia fino a vincerla. «Il presepe parla anche di tutte queste vite ed esprime la solidarietà che non viene mai meno e diventa più tangibile nei momenti di maggior bisogno, testimonianza della solidarietà che Dio ha voluto condividere con tutta l’umanità attraverso l’incarnazione del Figlio».

Dal Pontificio Consiglio ricordano la Lettera di Papa Francesco Admirabile signum sul significato e valore del presepe « che ci fa vedere, ci fa toccare questo evento unico e straordinario che ha cambiato il corso della storia, e a partire dal quale anche si ordina la numerazione degli anni, prima e dopo la nascita di Cristo». E «mentre ci mostra Dio così come è entrato nel mondo, ci provoca a pensare alla nostra vita inserita in quella di Dio; invita a diventare suoi discepoli se si vuole raggiungere il senso ultimo della vita», scrive ancora il pontefice. In queste feste natalizie, è la riflessione che arriva dal dicastero pontificio, «non avrebbe senso voltare lo sguardo dall’altra parte come se non esistesse il drammatico momento che il mondo intero sta vivendo. La fede impone di guardare la realtà e dare significato a quanto accade nella storia personale e dell’umanità. Vivere il Natale come una parentesi non darebbe ragione del significato che esso riveste per la fede».

«Sulla nascita di Gesù a Betlemme, i Vangeli consegnano un racconto essenziale, che «nulla toglie alla grandezza del mistero che si sta realizzando. Dio si fa uomo. La promessa antica trova finalmente la sua realizzazione – prosegue la nota del Pontificio Consiglio -. Natale è la luce che viene nel mondo per diradare le tenebre del male». L’invito dunque è quello già rivolto da sant’Agostino: «Riconosciamo il vero giorno e diventiamo giorno». Perché «con il giorno del Natale del Signore nostro Gesù – ancora le parole del santo di Ippona – la notte comincia a diminuire e il giorno a crescere. Perciò è nato in questo giorno: giorno del quale nessun altro giorno dell’anno è più corto ma a partire dal quale i giorni cominciano a diventare più lunghi».

La Chiesa ha voluto vivere con la liturgia questo stesso percorso celebrando l’Eucaristia nella notte. «Questa tradizione è radicata nel cuore del popolo che fin dai primi secoli ha voluto rappresentare anche la scena del presepe nelle proprie chiese – proseguono dal dicastero vaticano -. La festa di Natale viene vissuta in famiglia perché è una festa di famiglia. In questo
Natale, tuttavia, molte famiglie vivranno con tristezza la perdita dei propri cari che la pandemia ha strappato in modo drammatico dai loro affetti e spesso con forme di violenza e disumanità senza neppure permettere di stare loro vicini per un ultimo saluto. Molte altre famiglie avranno il pensiero fisso ai familiari che si trovano in ospedale costretti a stare soli in questi giorni. Molte altre famiglie vivranno questo Natale separate perché impedite di raggiungere i propri cari per le difficoltà più disparate. Tutte queste limitazioni – è la conclusione – non possono impedire di vivere la nascita del Figlio di Dio come un momento di speranza. Costruire un piccolo presepe nelle nostre case sarà un segno ulteriore per sostenere in questo frangente la gioia di trasmettere una tradizione familiare alle generazioni più giovani».

15 dicembre 2020