10 anni di conflitto in Siria. Acs: agevolare gli aiuti umanitari

L’appello della fondazione pontificia a Usa e Ue: «È nostro dovere aiutare la popolazione civile sofferente, soprattutto la minoranza cristiana, in diminuzione»

Era il 15 marzo 2011 quando la Siria imboccava la strada di un conflitto ancora irrisolto. A 10 anni da quella data, la fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre, impegnata nel Paese con diversi progetti, rivolge un appello a Stati Uniti e Unione europea affinché siano agevolati gli aiuti umanitari a favore della nazione, oggetto di sanzioni. «É nostro dovere fornire aiuto alla popolazione civile sofferente della Siria, e soprattutto alla minoranza cristiana in rapida diminuzione», dichiara Thomas Heine-Geldern, presidente esecutivo di Acs Internazionale. La fondazione chiede dunque di «applicare il quadro normativo internazionale esistente, il quale consente deroghe all’embargo per ragioni umanitarie».

Al momento, gli ostacoli al trasferimento di denaro e all’importazione di beni rende invece  impossibile qualsivoglia forma di assistenza. «Nonostante le sanzioni prevedano delle eccezioni per l’invio di fondi per aiuti umanitari, queste ultime non funzionano»: il presidente di Acs Internazionale spiega che il codice bancario europeo IBAN e l’americano SWIFT bloccano i trasferimenti contenenti riferimenti alla Siria e a qualsivoglia città della nazione, per cui «per le organizzazioni caritative diventa quasi impossibile trasferire fondi con finalità umanitarie». L’invio di denaro invece è «di importanza vitale», perché le istituzioni ecclesiastiche e le ong non sono in grado di consegnare i beni necessari per la sopravvivenza degli sfollati interni e degli altri milioni di siriani presenti nel Paese. «Per questo ordinariamente inviamo denaro affinché i nostri referenti possano acquistare sul posto cibo, cure mediche e abbigliamento», prosegue Heine-Geldern. E per questo Acs chiede alla comunità internazionale di dare disposizioni al sistema bancario affinché sia autorizzato il trasferimento di denaro per scopi umanitari, come già previsto dalle eccezioni alle sanzioni.

Ugualmente difficile, in questo momento, importare beni in Siria. «Per richiedere le autorizzazioni – riferisce Heine-Geldern – i nostri partners devono spesso superare insormontabili procedure  multilingue adottate dalle autorità sanzionatorie». Anche nel caso di piccole quantità di beni. E le autorizzazioni implicano elevate commissioni. Particolarmente difficile, spiegano da Acs, importare beni suscettibili di impieghi diversi da quelli umanitari: i cosiddetti prodotti a duplice uso. Categoria nella quale è compreso anche il latte in polvere per neonati e bambini denutriti, data l’ampia interpretazione delle disposizioni. La richiesta di Heine-Geldern quindi è che siano presto adottate procedure che definiscano chiaramente ciò che è permesso e ciò che è vietato, rendendo così possibile l’attuazione di tutte le misure consentite. «Una soluzione provvisoria potrebbe fornire una licenza generale alle ong designate».

Dall’Italia, ricorda il direttore nazionale Alessandro Monteduro, una delegazione guidata dall’arcivescovo di Milano Mario Delpini si è recata nel Paese a fine settembre 2019, per incontrare le comunità cristiane sofferenti. «Durante il viaggio – riferisce – ci siamo recati ad Aleppo dove abbiamo incontrato i vescovi dei nove riti cristiani, i quali ci hanno rivolto un accorato appello affinché anche Acs si battesse per la cancellazione delle sanzioni. Oggi – prosegue -, in occasione del decennale dell’inizio della crisi siriana, è doveroso rilanciare con determinazione quell’appello, anche perché la situazione si è progressivamente deteriorata ed è sempre più difficile per le organizzazioni caritative far giungere gli aiuti umanitari».

Dal direttore di Acs Italia, infine, un grazie «alla generosità dei benefattori, i quali hanno donato complessivamente oltre 40 milioni di euro, la fondazione ha fornito sostegno alla popolazione civile della Siria, in particolare alla minoranza cristiana, che dall’inizio del conflitto è vissuta in condizioni catastrofiche e in molti casi è stata costretta a migrare, tanto da correre il rischio di una totale estinzione».

11 marzo 2021